Caratteri Siciliani
By Unknown sabato, aprile 20, 2013 letteratura, sicilia, siciliani, taormina, viaggiatoriWilhelm Von Gloeden, Taormina, 1905 |
❝La campagna siciliana è un miscuglio di esuberanza italiana e di sobrietà greca. Caratteri dominanti: l'arancio, l'ulivo, il pino, il cipresso, l'agave e il fico d'India o di barberia. Ci sono i profumi del cisto, del mirto e del lentischio, del giaggiolo, della ginestra, della violetta e dell'enotera; l'asfodelo e, in febbraio, i mandorli in fiore la rivestono di rosa e bianco. A questa vegetazione mediterranea si sono aggiunte, nei giardini dell'isola, numerose piante tropicali, da un secolo molto bene acclamate. Notiamo a questo proposito, che l'arancio, il mandarino e il limone, oggi coltivati in gran copia, sono stati importati dall'Oriente, soltanto nel medioevo; e così, quella che per i romani era l'isola del grano, è, per noi, l'isola dei limoni, dei mandarini e degli aranci.
Una volta dalla flotta di Sesto Pompeo, Roma fu minacciata di restare senza farina; oggi non resterebbe priva che di agrumi. Questa precisazione della cronologia orticola è dimenticata da quelli che girano i films su trame antiche: non ci i vede orgia romana senza ceste d'arance!
La popolazione della Sicilia presenta la stessa varietà della sua campagna, della sua arte e della sua storia. La costa che guarda verso la Grecia, e che fu la prima ad accogliere i navigatori dell'Ellade, ci presenta anche oggi il tipo greco: ad esempio, la regione di Agrigento. Il tipo biondo non è raro, specialmente nella zona montuosa dove forse si ritirarono i Normanni e gli Angioini. Talvolta, in uno stesso villaggio, si trovano riuniti tipi delle diverse razze: lo dimostra una curiosa fotografia di un gruppo di fanciulli presa di recente dal barone di Gloden e di cui si parla in Les amours singulières.
Questo popolo di costumi semplici, di virtù patriarcali e di carri dipinti, passa la sua vita, contrariamente a quanto comunemente si dice - faticosamente ed ostinatamente lavorando e in ingenue feste. E non si dedica soltanto alle attività tradizionali dell'agricoltura, dell'allevamento del bestiame, delle saline e della pesca, o alla più piccola produzione artigiana, intelligente e di buon gusto, preferita dai turisti, produzione artigiana che va dai merletti alla ceramica; si assoggetta anche alla massacrante estrazione dello zolfo e alle più moderne industrie. Ma per conoscere la gentilezza del popolo siciliano, bisogna vedere le sue feste religiose, con i loro fuochi artificiali e i loro pellegrinaggi e i loro miracoli.
E dove finire questo periplo della Sicilia meglio che a Taormina? Nessun luogo si presta di più a soddisfare l'augurio di Orazio: è là che si vorrebbe vivere "dimenticato e dimenticando - oblitus... obliviscendus". Sul promontorio di Taormina, fra quei due golfi, al piè di quelle montagne trovi tutto ciò che questa terra divina offre di più perfetto. Taormina è per la Sicilia quel che la Sicilia è per il mondo.❞
[tratto da "Du Vésuve à l'Etna" di Roger Peyrefitte, 1952]
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