Magia delle Erbe

By martedì, luglio 02, 2013 , , ,


a cura di Giuseppe Pitrè

Addauru | Alloro - L'alloro è il simbolo della poesia, ed è sacro ai poeti popolari. E' anche simbolo di magia e negromanzia. In Carnevale, le maschere dei maghi si cingono corone di rami d'alloro al capo, e di foglie si ornano gli abiti e le vesti. Nella provincia di Palermo un bel ramo d'alloro innanzi un uscio è sempre insegna d'osteria o di taverna, e, tassativamente, di bottega di vino. Un vecchio proverbio dice: "A putia vecchia nun circari addàuru". Siccome nella salsiccia fra rocchio e rocchio si mette una foglia di alloro, così figuratamente, a significare il bisogno di meno apparenza e più realtà, usa dire: "Cchiu sosizza e menu addàuru". Nella medicina popolare, l'alloro viene adoperato per la cura della febbre da malaria (decotto di foglie o infuso nel vino di bacche precedentemente infornate); in caso di acidità, bere dell'acqua bollita, infusavi una o più foglie di alloro; la stessa infusione agevola la digestione e cura anche la colica intestinale dei lattanti. Per la cura della verminazione (Elmintiasi) è consigliata la seguente ricetta: si prendano 20 foglie, si pestino in un mortaio aggiungendo poca acqua, se ne sprema il succo e lo si dia a bere.

Agghiu | Aglio - Chi è pigghiatu ad occhiu da una persona, prende una pezzolina rossa, una palla di piombo, un pezzo di sale e un aglio, se li mette addosso e non ha paura di nulla. Il diavolo scappa via all'udire il puzzo dell'aglio. Proverbi: "Comu si feti pr' un spicchiu, si feti pri 'na testa", che significa figuratamente: nel far male, tanto è farne poco, quanto molto. "Cu' pati pr'amuri, 'un senti fetu d'agghia". Notevole è l'impiego nella medicina popolare.

Aliva | Olivo - Chi ne raccoglie un ramoscello e lo mette innanzi il suo uscio dà segno di pace. Al pari della palma figura nella Domenica delle Palme. Le sue fronde quel giorno si portano in giro per la città e pe' campi. I pescatori ne adornano i campioni delle loro barche, i carrettieri l'asta delle selle de' loro animali; i campagnuoli le piantano in mezzo de' loro seminati, affinchè questi vengan su prosperosi e ricchi di prodotti. In molti comuni il popolo porta dentro la chiesa maggiore grandi rami ed anche tronchi d'olivo, ed i fanciulli gridano per le strade: "Biniditta l'aliva, e tò matri sempri viva! Biniditta la parma! E tò matri è sant'arma". E così benedetti li riportano in campagna per ottenere grande ricolto d'olive. Chi dorme all'ombra d'un olivo, sotto il quale sia per caso un tesoro, svegliandosi si troverà tutto coperto di chiazzature. Un proverbio: "Morta e viva adduma l'aliva", il legno dell'ulivo brucia sempre, verde o secco che sia.

Amenta | Menta - E' noto l'uso culinario di quest'erba. Nella medicina popolare, le donne sogliono tener nel petto quattro o cinque ramoscelli di menta e una chiave di ferro, che sia mascolina, per regolare la naturale secrezione del latte. Il mintastro, menta con grosse spighe (mentha macrostachia), viene adoperato sotto forma di decotto, per la cura delle febbri malariche.

Ardicula | Ortica - Le nostre diligenti massaie, dedite all'allevamento del pollame, sogliono somministrare col pasto ordinario questa ortica triturata alle galline, quando esse sono tarde al parto delle uova. Una leggenduola paesana dice, che i Turchi, arrivati di notte alle porte della città, fecero il loro bisogno in un campo di ortiche - addrichi masculini - e si spinarono le natiche. Spaventati di ciò, scapparono subito, gettando sopra quel campo semi di peperoni e petronciani, piante che allora producevano frutti velenosi, ma che poi in grazia d'una benedizione divennero buoni a mangiare. Quanto ai peperoni però si aggiunge che si fannu pajari a duana, per far capire che nello sbarazzarsene si soffre. Da ciò questi versi: "Sicilianu, nun manciari pipi. Chì t'abbrucia lu culu quannu cachi". "Veniri commu addrichi", si dice delle piante che attecchiscono bene e presto. A chi ne sballi delle grosse e si senta uomo si dice: "Va stùjati lu culu cu l'ardicula, cà supra l'annu ti nasci la papula!". Impieghi nella medicina popolare siciliana: Per far sanguinare le emorroidi si strofinano fortemente con l'ortica verde. Nel caso di sputo di sangue (emottisi) si consiglia un decotto di ardicula e, meglio, succo di foglie di questa pianta. Nella mancanza di mestrui (amenorrea), può giovare un pediluvio con ardicula masculina.

Aruta | Ruta - E' simbolo di onestà. E' pianta indigena resa celebre dalla muliebre superstizione. Qual amuleto la pongono indosso ai fanciulli per allontanare certe malattie. Per la cure della disappetenza, la medicina popolare consiglia di masticare della ruta per tre mattine consecutive. Contro il meteorismo è consigliato di mangiare della ruta o semplicemente odorarla ma, in questo caso, pronunziando il seguente scongiuro: "O Bedda Matri, quantu granfi aviti! Centu mancuna e tutti li sparmati; ma chidda di lu cori 'un la muviti. Calàtila, calàtila, calati". Odorare la ruta assieme ad altre erbe aromatiche serve per la cura della verminazione. Un sacchetto di ruta e maggiorana posta sul capo dell'ammalato è un rimedio per l'idrocefalia; per la cura dell'isteria si consiglia di strofinare di olio con ruta il collo e l'epigastrio, e infine, bagnoli d'infuso di ruta sono giovevoli per la cura della sciatica.

Cacocciola | Carciofo - La notte di S. Giovanni qualche zitella suol mettere nel forno ancora caldo uno di questi carciofi quasi secco, ritenendo che se al mattino si troverà ravvivato, sia per lei certezza che andrà a marito. Analogamente viene adoperato il cardo comune, sempre la vigilia di S. Giovanni. Si strappa un cardo selvatico e si sotterra. Il dimani all'alba si disotterra, si contunde, e la giovinetta che fa quest'operazione, vede bene se la peluria interna è bianca o colorata. Se bianca, addio speranze: la giovinetta rimarrà zitella; se colorata, è segno di nozze più o meno vicine, giusta il colore più o meno vivace.

Ciciri | Ceci - Cìciru o cicira è la parola alla quale i Palermitani riconobbero i Francesi nella sollevazione del Vespro Siciliano. Il palermitano domandava: "Dici cìciru!". Se l'interrogato sapeva pronunziar bene la parola cìciru, era siciliano, e quindi risparmiato; se zìziru, francese (angioino), ed era lì per lì ucciso. Da ciò le frasi di minaccia: "Ti fazzu diri cìciru", ti fo morire; "Mancu ti fazzu diri cìciru", neppure ti dò il tempo di dire una parola e ti uccido.

Citrolu | Cetriolo - Figuratamente, rappresenta l'organo sessuale maschile. Nel seguente canto, entra come invocazione: "Citrolu! Citrolu! Havi quattr'anni ca pi tia nni moru". Dell'amore, un fiore popolare dice: "L'amuri l'assumigghiu a lu citrolu, Cumenza duci e va finisci amaru". Per mangiarsi, in estate, freddo, se ne toglie la buccia, lo si sparge di sale e si mette appeso. "Citrolu" o "Citrolu senza semenza", uomo sciocco, e per lo più si dice a persona alta di statura e magra.

Ciuri di passioni | Fior di passione - Questo fiore rappresenta i simboli della passione di Gesù Cristo: i tredici apostoli, la corona di spine, i tre chiodi onde Egli fu crocifisso ecc. Si racconta che quando Gesù Cristo pendeva dalla Croce, nelle tre ore di agonia una goccia del suo sacratissimo sangue venne a cadere sopra una pianticella. Questa seccò, si sparse il suo seme per terra, germogliò poi, e diede il fior di passione.

Erva bianca | Assenzio - La sera della vigilia dell'Ascensione le donne avolesi compongono croci di assenzio e le fanno collocare sui tetti delle loro case ritenendo che Gesù Cristo nella notte passando per salire al cielo, le benedica. Ripigliandole il domani le conservano come rimedi preziosi in certe malattie. Appese in una stalla, queste crocette valgono a mansuefare e rendere trattabili gli animali indomabili.

Erva di ventu | Parietaria officinalis - Si adopera per distruggere le cimici. Esse accorrono tutte alla suddetta erba, attratte forse dall'odore che tramanda, nè possono più dipartirsene, trattenute dalla peluria delle sue foglie. Perchè l'operazione riesca però bisogna ripetere i due seguenti versi: "Iu vi scacciu, cimici fitenti, cà arrivau Cristu Onnipputenti". L'erva di ventu è molto adoperata nella medicina popolare. Eccone alcuni impieghi: nel caso di tumore alla milza, bere succo di erva di ventu, detta anche erva di la Madonna. Una pratica per la cura della colica intestinale consisteva nel raccogliere dell'erva di ventu con la mano sinistra e, avvoltala in un foglio di carta, porla sulla brace per pochi istanti; spremutone quindi il succo ed addolcitolo con zucchero, si dà a bere al bambino, ripetendo: "Ti salutu, erba pilusa; pirchì stai malancunusa? Iu ti vegnu a visitari, tutti li mali cci hà fari passari". L'erba di ventu viene anche adoperata per la cura delle emorroidi ungendo le vene gonfiate con olio vecchio battuto e mescolaato col succo dell'erba stessa. Un decotto dell'erba veniva anche impiegato per la cura della blenorragia. L'erba che nasce spontanea lungo i bordi delle strade e nelle fessure dei muri, è stata ritenuta rimedio di tipo universale, come risulta dal detto: "Erba di ventu, ogni mali havi abbentu".

Ficudinnia | Fico d'India - Originariamente il fico d'India (pedi di ficurinnia) era velenoso, e fu importato in Sicilia dai Turchi, per distruggere con esso i popoli cristiani; ma, fosse miracolo, fosse benefica diversità di clima, trapiantato nell'Isola vi si acclimò felicemente e cominciò a dar frutti sani e dolci. Secondo la medicina popolare, bere succo di fichi d'India con zucchero fa bene per la tosse, un decotto di fiori disseccati cura le coliche renali. Numerosi gli impieghi delle articolazioni della pianta per la cura del tumore della milza, per slocature e lussazioni, nelle febbri malariche.

Finocchiu di muntagna | Finocchio selvatico - Guai a chi mangia di questi finocchi durante la settimana di passione! La sua casa sarà inesorabilmente infestata da un gran numero di cimici.

Jinistra - Scuparina - Ciuri allegru | Ginestra - La ginestra messa a bruciare crepita fortemente, e la ragione è nella seguente leggenda: Gesù Cristo la maledisse quando egli era stato inseguito dai Giudei, e questi, saputolo, andarono a catturarlo nell'orto di Getsemani. Egli si nascose in mezzo ad un cespuglio di ginestra, la quale cominciò a stridere e a rumoreggiare forte così che i Giudei lo scoprirono. Da quel giorno la ginestra fu condannata a crepitare quando la si mette a scaldare il forno. In alcuni paesi i fiori della genistra jungea si spargono per terra, in mezzo le vie, in occasione di sacre solennità. I fiori della ginestra si gettano in chiesa mescolati coi rosolacci e rose il giorno dell'Ascensione (Pasqua di ciuri). Quando un bambino spicca fiori e ne sparge le foglie per terra gli si domanda: "Chi facisti?... 'u ciuri allegru?".

Juncu | Giunco - Di giunco fu formata la corona di spine di Gesù Cristo. Un proverbio: "Unni cc'è juncu cc'è acqua". "Càlati juncu, cà passa la china", bisogna cedere alla forza maggiore.

Landru - Lannaru | Oleandro - Se ne fanno bastoni pei vecchi. Di oleandro è il bastone che si mette in mano a chi fa S. Giuseppe nella festa del 19 marzo in alcuni paesi. Di oleandro era l'amaro bavaglio che si mettea ai fanciulli, i quali dicevano male parole a scuola. Colle foglie di oleandro, svelte nella pianta una verso il cielo e l'altra verso la terra si prepara un tabacco che fa starnutire e scorreggiare (stanutari di susu e di jusu) per meglio che un paio d'ore chi ha l'imprudenza di fiutarlo (scherzo molto pesante). Colle verghe d'oleandro poi i ragazzi fanno certi strumenti che chiamano fillàuti, i quali danno un suono dolcissimo. La maniera onde li formano è semplice. Presa la verga la battono in tutti i lati con la lama d'un coltello, sino a che non arrivino a decorticarla per intero, senza guastare la cannella della corteccia; quindi ad un'estremità della cannella rimettono un pezzo di legno che c'era dentro, assottigliandolo ad un punto per potervi passare il fiato, e fatto un foro dove il legno finisce, lo strumento è bello e compito. Lo fanno pure con le verghe di castagno. Ha azione abortiva. Un'altra pianta legata a S. Giuseppe è l'Adonis cupariana (Gigghiu di S. Giuseppi). Una leggenda dice che quando il santo concorse tra i pretendenti della Vergine Santa, vide con maraviglia che il bastano gli fiorì fra le mani; ma quando divenne sposo, ogni pelo della barba gli si convertì in un giglio di questi.

Spicadossu | Lavanda - Di questa spiga si formano delle grosse mazzuole simili a quelle delle grancasse legando a mazzo le basi di un certo numero di spighe, e sopra ripiegando gli steli, che poi si stringono sotto la parte più voluminosa per le spighe che vi stan sotto, e si legano con un filo. Si formano anche panierini ed altri cuscinetti odorosi, che si mettono in serbo ne' cassettoni e nelle casse della biancheria.

'Mbriàcula | Corbezzolo - Chi mangia del frutto di quest'albero soffrirà capogiro. L'origine di questa credenza è basata sulla voce 'mbriacula, che viene da 'mbriacu ubriaco, se pur il nome non è venuto dagli effetti - del resto non dimostrati - dell'uso del corbezzolo.

Milinciana | Melanzana - Il fiore ha qualcosa di velenoso, che può spiegare perchè spesso la petronciana riesca dannosa a chi la mangi. Indovinello sulla petronciana stessa: "Principiaru li cosi nuvelli: li cappi russi e li virdi mantelli." "Fari stari la facci come 'na milinciana", far divenire il viso livido come petronciana, per forza di percosse, pugni, battiture, ecc. "Aviri 'na milinciana", ad una parte del corpo, significa averci una grande lividura.

Mènnuli | Mandorli - Mènnula cavalera è il frutto primaticcio e di guscio ancor verde. In Palermo si viene gridando dai venditori, per lo più campagnuoli, e si ha come frutto di buon augurio. Il mandorlo, così precoce a fiorire in inverno, ricorda un uso spagnolesco, probabilmente militare, di Sicilia: "Ciuriu la minnulica e jiccò la manta lu spagnolu". Quando il mandarlo fiorisce, le donne vanno in amore: "La mennula ciurisci e la fimmina 'mpazzisci".

Murtidda | Mortella (Mirto) - Delle sue fronde si parano le cappellette e gli altarini dei santi: per cui il proverbio usato anche figuratamente: "Cci voli murtidda pr'apparari li santi!" "Ogni festa havi la sò murtidda"; perchè tanto nelle solennità religiose quanto nelle feste civili, i ramoscelli di mirto sono adoperati a crescer lo spettacolo. La prima mortella che si mangia ogni anno in Palermo è per la festa dell'Immacolata e i venditori gridano: "Pi divuzioni si mancia 'a murtidda!". Difatti la si vuol sacra a Maria. E' anche uno degli arbusti che entrano nel presepio.

Pitrusinu | Prezzemolo - E' superfluo parlare dell'impiego in cucina di quest'erba. Vogliamo soltanto ricordarne un impiego nella medicina popolare: uno stelo di prezzemolo unto di olio e introdotto nell'ano serva per curare la stitichezza dei lattanti. Una variante consiste nello spolverizzare del tabacco sullo stelo stesso e ripetere, durante l'operazione, questo scongiuro: "Putrusinu, putrusinieddu, squagghia lu latti di stu carusieddu. Putrusinu, putrusinieddu, sdivàcaci sta vota lu vurieddu".

Ramurazza | Ravanello - Quando, nel mangiarsi, il ravanello è troppo forte, si dice che vi dovette urinar sopra, quando esso cresceva, la moglie dell'ortolano. La medicina popolare siciliana impiega un cataplasma a crudo di foglie di ravanelli per la cura di contusioni e lividure. Bere due dita il giorno di succo di foglie di ravanello fa bene in caso di itterizia e mangiar la radice in caso di meteorismo.

Riganu | Origano - Si compra fuori tempo e si conserva pei bisogni domestici, tra' quali è quello di spolverizzarne nell'insalata di cedriuolo. Del resto, si sa, è sempre impiegato per uso culinario.

Rosamarina | Rosmarino - Pianta funebre per eccellenza. Un proverbio: "Cc'è tant'ervi all'orti, e cc'è la rosamarina pi li morti". Si brucia per disinfettare un luogo qualunque. Nella peste del 1575-76 di Palermo - come riferisce l'Ingrassia - "i poveri disinfettavano le case con suffimigi di rosamarino, lauro, cipresso".
E' sacro alle fate, le quali lo mangiano volentieri. Le reginelle incantate, quando vengono trasformate in serpi, si annidano nel rosmarino, e vi stanno al sicuro, e nessuno osa recar loro molestia. Se un serpe, inseguito, non trova altro scampo che un cespuglio di rosmarino, basta toccarlo perchè sia salvo. Tutti i serpi si ammazzano, meno quelli che dimorano nel cespuglio del rosmarino o presso una fontana.

Sàrvia | Salvia - Si attribuiscono a questa pianta virtù maravigliose, tanto da essere noto il proverbio: "Sarvia, sarva" (la salvia guarisce). L'uso popolare consiglia un decotto di salvia in vino per la cura del reumatismo. Disseccata nel forno, ridotta in polvere ed infusa nel vino, serve per le ostruzioni del vino.

Summaccu | Sommacco - I ragazzi se ne adornano la testa, il petto, i reni per far da barberi e imitando le corse cavalline per le feste popolari di S. Rosalia. Delle fronde si ricoprono aste e funicelle, e si ornano mura, tavole ed altro per la medesima festa.

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2 commenti

  1. Pagina molto simpatica...i vocaboli in siciliano mi fanno ricordare la mia infanzia...Grazie Claudia. Un saluto da Bassano del Grappa

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