« Mentem Sanctam, Spontaneam Honorem Deo et Patriae Liberationem »
« Mente santa, spontaneo onore a Dio e liberazione della patria »
(Iscrizione impressa sulla tavoletta, stretta dalla mano sinistra di sant'Agata, presente nel busto reliquiario)
In Italia
Sant'Agata è patrona di 44 comuni, dei quali 14 portano il nome della santa. Il titolo più antico di patrona lo detiene
Catania. Qui la devozione è profondamente radicata e il nome di
Agata, invocato a gran voce, implorato, glorificato, riecheggia nella storia della città.
Questa devozione ha un'origine antica: secondo la tradizione proprio il
5 febbraio, giorno del martirio della santa catanese, uno scalpellino dalmata di nome Marino, sfuggito con altri cristiani alle persecuzioni di Diocleziano (nel IV secolo), fondò il piccolo Stato sorto attorno al monte Titano.
Un tempo Sant’Agata era considerata
protettrice dei fonditori di campane e degli ottonai. Questa tradizione nacque, secondo alcuni, perchè, quando scoppiavano calamità, era consuetudine suonare le campane. Quindi la santa, solitamente invocata contro le calamità, fu nominata protettrice di coloro che realizzavano gli strumenti utilizzati per dare l'allarme. Ma, secondo altri, la protezione era invocata dagli stessi fonditori affinché la vergine catanese proteggesse la fusione e la perfetta riuscita delle campane.
La venerazione di Sant'Agata come
patrona dei tessitori nasce da una leggenda che ha trasformato Agata in una sorta di Penelope cristiana. Vuole la leggenda che Agata, per allontanare le nozze con un uomo molesto e odioso, sicuramente lo stesso Quinziano, lo avrebbe convinto ad aspettare che fosse terminata una tela che ella stava tessendo. Ma, come faceva la moglie di Ulisse con i Proci, Agata di giorno tesseva e di notte scuciva, cosicché la tela non fu mai ultimata.
La devozione per Sant'Agata
protettrice contro i pericoli del fuoco si diffuse durante il Medioevo. Si disse a quell’epoca che, se la santa proteggeva contro il fuoco di un vulcano, a maggior ragione poteva difendere contro tutti gli incendi. La prerogativa di allontanare il fuoco ha diffuso il culto di Sant’Agata oltre i confini nazionali. Sempre durante il Medioevo si diffuse la credenza che Sant’Agata proteggesse anche contro qualsiasi altra calamità naturale: inondazioni, bufere, epidemie e carestie.
Sempre più donne si rivolgono oggi a Sant'Agata, che fu martirizzata con l’amputazione delle mammelle, per scongiurare le malattie e i tumori al seno e, più in generale, contro tutte le malattie femminili. E numerosi sono i casi di guarigioni miracolose operate per intercessione di Sant'Agata su casi diagnosticati inguaribili. Sant'Agata inoltre protegge le puerpere che hanno male al seno e le gestanti che a lei si rivolgono per ottenere un parto felice e la grazia di allattare personalmente i propri figli.
La
Festa di Sant'Agata è la più importante festa religiosa della città di
Catania e si celebra in onore della santa patrona della città. Si svolge tutti gli anni
dal 3 al 5 febbraio e il
17 agosto. La prima data è quella del martirio della Santa catanese, mentre la data di agosto ricorda il ritorno a Catania delle sue spoglie, dopo che queste erano state trafugate e portate a Costantinopoli dal generale bizantino Giorgio Maniace quale bottino di guerra e dove rimasero per 86 anni. Dal 3 al 6 febbraio giungono a Catania circa un milione di persone fra devoti, pellegrini, turisti e curiosi provenienti da tutto il mondo. Insieme con il
Patrimonio dell'Umanità delle città tardo barocche del Val di Noto (Sicilia sud orientale) conferito dall'
UNESCO nel 2002, la Festa di Sant'Agata risulta come
Bene Etno Antropologico della Città di Catania nel mondo.
Molto antica è la tradizione dei
cerei o
cannalori. In principio, forse già nel XV secolo erano quasi dei carri allegorici di
Carnevale cambiavano foggia ogni anno ed erano più di trenta. Al giorno d'oggi sono dodici e rappresentano le corporazioni delle arti e dei mestieri della città. Si tratta di grosse costruzioni in legno riccamente scolpite e dorate in superficie, costruite, generalmente, nello stile del barocco siciliano, e contenenti al centro un grosso cereo. Questi imponenti ceri dal peso che oscilla fra i 400 ed i 900 chili, vengono portati a spalla, a seconda del peso, da un gruppo costituito da 4 a 12 uomini, che le fa avanzare con un'andatura caracollante molto caratteristica detta
'a 'nnacata.
Il
fercolo di Sant'Agata o
vara (in catanese), prima del 1379 era in legno dorato molto pregiato, è un tempietto di argento che ricopre una struttura in legno, riccamente lavorato, che trasporta il busto-reliquiario della santa catanese e lo scrigno, in argento, entro cui sono custodite tutte le reliquie di sant'Agata. Costruito nel 1518, in puro stile rinascimentale, è finemente cesellato e ornato, sul tetto di copertura, da dodici statue raffiguranti gli apostoli. Ha forma rettangolare ed è coperto da una cupola, anch'essa rettangolare, poggiata su sei colonne in stile corinzio. Fu costruito dall'artista orafo
Vincenzo Archifel operante a Catania dal 1486 al 1533. Il fercolo, in gran parte ristrutturato dopo i bombardamenti della guerra, è d'argento massiccio. Si muove su quattro ruote (rulli cilindrici in acciaio con battistrada in gomma piena) e viene trainato tramite due cordoni, al cui capo sono collegate quattro maniglie, lunghi ciascuno circa 130 metri, dai cittadini nel caratteristico
saccu. Venne, in gran parte, ricostruito nel 1946 dopo i danni subiti da un bombardamento nel corso della seconda guerra mondiale.
Lo
scrigno che contiene le reliquie di Sant'Agata è una cassa d'argento in stile gotico, realizzata intorno alla fine del XV secolo dall'artista catanese
Angelo Novara. Il
busto della santa, completamente in argento, è stato realizzato nel 1376 e contiene anch'esso delle reliquie di Sant'Agata. I devoti che trainano il fercolo, vestono un saio di cotone bianco detto
saccu, un copricapo di velluto nero detto
scuzzetta, un cordone monastico bianco intorno alla vita, dei guanti bianchi e un fazzoletto, anch'esso bianco, che viene agitato al grido
"Tutti devoti tutti, cittadini viva sant'Aita!".
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Devoti con il "Saccu" |
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Fercolo di Sant'Agata |
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Devoti con il "saccu"
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Foto di Antonio Zimbone © |
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[Fonte: Comune di Catania, Wikipedia]