J. W. Goethe | Una distesa di fecondità
Cristalli di Zolfo |
Caltanissetta, sabato 28 aprile 1787
Oggi finalmente possiamo dire che abbiamo capito come mai la Sicilia è detta il granaio d'Italia. Poco dopo Girgenti comincia la terra fertile. Non si tratta di grandi pianure, ma di dolci pendii di montagne o colline completamente messi a frumento e a orzo, che offrono alla vista una ininterrotta distesa di fecondità. Il terreno propizio a queste colture è così sfruttato che se non si vede una pianta e tutti i villaggi e i casolari stanno sul dorso delle colline, dove la roccia calcare che affiora rende il terreno incoltivabile. Due parole di geologia. Da Girgenti lungo le rocce di calcare tufaceo si vede un terriccio biancastro, che va schiarendosi: si ritrova il calcare antico e il gesso. Vaste valli piatte, fertili fin sulle vette: calcare antico misto a gesso decomposto. Poi si trova una roccia calcarea più tenera, gialliccia, che si corrode facilmente; se ne ritrova il colore nei campi coltivati, spesso più scuro o addirittura violetto. Un po' dopo la metà del cammino torna fuori di nuovo il gesso, sul quale spesso cresce un sedum d'un bel violetto, quasi rosa, e sulle rocce calcaree un bel muschio giallo. La roccia calcarea corrosa torna spesso a farsi vedere, soprattutto verso Caltanissetta, dove si presenta a strati che contengono qualche conchiglia; poi diventa rossiccia, quasi come minio, con un po' di violetto, come avevo osservato presso San Martino.
[Sizilienreise, 1787]
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