Na sta Sicilia

Si comincia sin da questo mese a fendere le terre, se vuol farsi un buon maggese.

Il vignajuolo pota la vite. Dai più periti agricoltori si vuole questa pratica eseguire quando la pianta, deposte le frondi, ha preso un aspetto legnoso.

Si termina in questo mese la raccolta delle ulive.

Si comincia a ripulire dal seccume gli ulivi, e ad ingrassarli negli anni, nei quali lo esigono, con efficaci concimi, e specialmente col pecorino. Si fa a tal uopo una opportuna buca al pedale senza danneggiare le barre dell'albero, e vi si versa l'ingrasso ricoprendolo di terra. Regolarmente in ogni anno si zappa profondamente l'oliveto, perchè le acque d'inverno penitrino quanto più si può a saziare le radici della pianta. A seconda della posizione del terreno giova raccogliervi, e trattenervi l'acqua per mezzo di una conca, o di un ciglione.

L'ortolano pianta i nuovi cardoni, e zappa gli adulti.

Si piantano pure le fragole e le carote.

Il fiorista ha poco da praticare in questo mese; starà solamente attento a difendere dal freddo le piante delle regioni calde ed a mantenerle ben nette.

Si guadagnerà pure d'innaffiare le piante assetate nelle giornate di gran freddo.

Ove si voglia il vantaggio di fiori primaticci si farà uso delle stufe.

Cominciano in questo mese a figliare le pecore nate l'anno antecedente (agniddazzi) ingravidate da settembre in poi, e si scannano gli agnelli che ne nascono (pistulari); ma non converrebbe destinare tali pecore alla gestazione prima dell'età di due anni, perchè senza di ciò d'ordinario tralignano.

Si prosiegue a far passare le vacche dalle montagne alle marine; è questo il mezzo sicuro di preservarle da' danni, che d'ordinario loro arreca la rigidezza dell'inverno.

Si somministra il nutrimento alle api, evitando disturbarle per tutto l'inverno poichè sarebbe pericoloso il distoglierle da quello assopimento, che il freddo induce in questo ultimissimo insetto.

[Calendario per l'agricoltore siciliano, 1827]