La Festa dei Morti

By giovedì, novembre 01, 2012 , , , , , ,


"Talè chi mi misiru i Morti, 
'u pupu cu l'anchi torti, 
'a atta ch'abballava, 
'u surci chi sunava.
Passa la zita cu 'a vesta di sita, 
passa 'u baruni cu 'i cavusi a pinnuluni"
[Canzone popolare]

Tradizionalmente si ritiene che l'anno celtico fosse diviso in due stagioni l'inverno e l'estate. Secondo il calendario agropastorale l'inverno iniziava l'uno novembre coincidendo con l'ultimo raccolto e con la semina, questo periodo detto Samhain segnava anche l'inizio del nuovo anno. Nel folklore europeo troviamo varie usanze e credenze che sono proprie del Capodanno: i falò, le strenne, le questue. Nella concezione ciclica del tempo, tipica dei celti, Samhain non occupa uno spazio temporale definito, non appartiene né all'anno vecchio e né a quello nuovo; rappresenta il giorno più magico, il giorno che non esiste. Si riteneva che in questo periodo le anime dei trapassati potevano accedere al mondo dei vivi e si tenevano delle celebrazioni di tipo orgiastico e riti di propiziazione. I romani fecero coincidere Samhain con la loro festa dedicata ai defunti [Lemuria], finchè la chiesa cattolica istituì la festa di Ognissanti e un giorno per la commemorazione dei defunti.

In Sicilia giorno 2 novembre è "lu iornu di li morti" o "li morti". La Festa dei Morti era una ricorrenza molto sentita in tutta l'isola ma negli ultimi anni pare essere soppiantata dalla globalizzata Halloween. A Palermo per il giorno dei morti si era soliti andare a visitare le Catacombe dei Capppuccini e i cimiteri ad accendere un cero ai defunti e per onorarli i parenti del morto mangiavano accanto alla tomba,  per non farli sentire soli. Secondo la tradizione ogni anno nella notte tra l'uno e il due novembre i defunti lasciano le loro sepolture, e da soli o in gruppo, girano per la città rubando dolci, giocattoli e vestiti nuovi da portare in dono ai piccoli della propria famiglia. A beneficiare della strenna sono solo i bambini che sono stati buoni durante l'anno mentre chi aveva fatto il monello poteva guadagnarsi dai morti una grattatina ai piedi, così le mamma più accorte nascondevano le grattugge. La sera,  prima di andare a dormire, i bambini speranzosi di ricevere bei regali usavano recitare una  preghiera [Armi santi, armi santi, io sugnu unu e vuatri siti tanti: mentri sugnu 'ntra stu munnu di guai cosi di morti mittitiminni assai]. 

Le anime dei trapasssati si riunivano alla Vucciria, il noto mercato storico palermitano, e da lì si dirigevano verso la fiera dove si radunavano venditori di ogni sorta di leccornia. Deriva da questa credenza la frase proverbiale "Sapiri la Vucciria" che significa sapere già che li cosi di morti non sono donate dai defunti ma dai familiari rimasti in vita. La mattina del due novembre in tutte le case palermitane i bambini impazienti cercavano i regali che la notte prima i morti avevano accuratamente nascosto. Si usava preparare il tradizionale Cannistru, un cesto colmo di dolci tipici tradizionali del giorno dei morti come la frutta martorana, la pupaccena o pupi di zucchero, l'ossa di morti, le favette e anche frutta secca di ogni tipo, il tutto sormontato dalla murtidda [mirto].

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